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Capitolo 5 (I parte)
Presenze figurative degli Evangelisti nell'arte abruzzese
Nel presente elaborato si vuole delineare una breve escursione rappresentativa della multiforme raffigurazione dei simboli evangelici, presente nella regione o prodotta in essa. La conservazione di manufatti artistici in quanto espressioni dei vari generi della produzione figurativa, in alcuni casi anche di rara testimonianza nel territorio italiano (come ad esempio le porte lignee medievali), documenta come la produzione artistica abruzzese sia stata vigile e permeabile alle correnti culturali che hanno lambito o interagito con il proprio territorio e tessuto culturale. In questo territorio, inteso anche come odierna cristallizzazione di antiche "aree artistiche omogenee" implicanti le zone limitrofe delle attuali regioni confinanti, la presenza preponderante di arte religiosa ha prodotto un variegato apparire di rappresentazioni delle quattro figure degli evangelisti. Le maggiori presenze riguardano il periodo XI - XV secolo, con apporti più rarefatti nei secoli successivi. A causa infatti del deterioramento delle attività urbane, in seguito al decadimento del mondo romano, le testimonianze artistiche altomedievali abruzzesi sono scarsissime. Sebbene nel VIII-IX secolo vi furono fondate le prime abbazie benedettine, non si ebbe una riorganizzazione significativa del territorio sufficiente ad una ripresa economico-sociale e, di riflesso, culturale del territorio. Con l'avvento dell'età normanna, del fine XI secolo, si verificarono i presupposti per la graduale ristrutturazione del tessuto economico; centri propulsori di cultura artistica furono le abbazie ricostruite e riformate dal processo rinnovatore cassinese. San Pietro ad Oratorium a Capestrano (AQ), della metà del VIII secolo e ricostruita nell'XI secolo, fu una di quelle abbazie dipendenti dalla Montecassino desideriana che tramandano la testimonianza di tale periodo di rinnovamento. Nei resti degli affreschi absidali sono dipinti attorno al Cristo in maestà i simboli evangelici, i quali a tutt'ora rappresentano la loro immagine in affresco più antica della regione. La disposizione presenta l'angelo e l'aquila in alto, il leone ed il toro in basso. Le posizioni rispettano un duplice significato: l'uno, più riscontrabile e "teologico", della elevazione della coppia apostolica degli evangelisti, l'altro, presumibile dalla lettura astrologica, dell'abbinamento in verticale dei rispettivi segni opposti e complementari: angelo-acquario sul leone e l'aquila-scorpione sul toro. Stilisticamente l'affresco è posto sulla interpretazione locale del tracciato "cassinese", particolarmente evidente confrontandolo con le immagini di S. Angelo in Formis (33), mediatrice degli stimoli della casa madre benedettina. Da queste si differenzia tuttavia per lo stile maggiormente lineare, grafico, nonchè per la disposizione invertita dei simboli evangelici ed altri elementi come la presenza dei due serafini e dei saggi, che rimandano, secondo il Matthiae, ad altri riferimenti iconografici quali la Bibbia carolingia di S. Paolo fuori le mura in Roma, o codici affini all'Apocalisse di Bamberga. La cultura figurativa che ha prodotto l'affresco della chiesa di Capestrano evidenzia così un adattamento di molteplici influenze, di provenienza meridionale, come echi della grande tradizione bizantina, e di ispirazione settentrionale e d'oltralpe.
Completa l'arredo iconografico
della chiesa, un frammento di ambone (XIII sec.), conservato nel Museo Nazionale
a L'Aquila, su cui è scolpita un'aquila con cartiglio recante l'iscrizione "in
principio", quindi rappresentante il simbolo di Giovanni. (33) Theorèin - Aprile 2005 |